I principi dell'EBC
Il bene comune come obiettivo
Crescita locale
Democrazia
Partecipazione
Fattori premianti
Sostenibilità
Equità
Democraticità
Cooperazione
Fattori di svantaggio
Competizione
Scorrettezza
Avidità
Non sostenibilità
Pur affondando le sue radici teoriche nel pensiero aristotelico del IV secolo a.c. l'Economia del bene comune, in quanto movimento globale, nasce Oltralpe intorno agli anni '10 del nuovo millennio dalla volontà di un gruppo di imprenditori, teorici ed economisti.
Il movimento propone un modello economico che, a partire dalla destrutturazione di una concezione conflittuale della concorrenza e della categoria di profitto, si propone di restituire all'economia di mercato il suo fine originario: la massimizzazione del Bene Comune.
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali
[Costituzione della Repubblica italiana. art. 43]
Il bene comune rappresenta un obiettivo costituzionale secolare. Tradendo lo spirito delle costituzioni europee, la difesa strenua degli interessi individuali e di profitto, nelle operazioni di mercato, hanno soppiantato tale obiettivo che oggi deve tornare ad essere difeso dai meccanismi di potere del modello economico neoliberista.
Al cuore dell'Economia del bene comune c'è un processo e non un oggetto, un processo di transizione verso una nuova economia più sostenibile, più democratica e inclusiva. Un’economia più giusta, più equa. Solidale.