Monica Margoni
Il futuro del turismo è destinato a convergere verso modelli sostenibili. Infatti, il modo attuale di concepire i bilanci tenendo conto di valori esclusivamente economici è superato. È necessario introdurre nella valutazione delle attività aziendali nuovi parametri umani, relazionali, culturali che rappresentano la dimensione sociale, collettiva ed ambientale.
La ricerca svolta dalla trentina Valentina Daprà nella sua tesi di laurea in “Management del turismo, sport e eventi” all’Università di Bolzano mira a valutare le buone azioni intraprese da un piccolo gruppo di imprese turistiche altoatesine che utilizzano il Bilancio del Bene Comune creato dall’austriaco Christian Felber, insieme ad alcune aziende pioniere di questo modello.
Valentina, cosa ti colpisce dell’Economia del Bene Comune, come la riassumeresti in alcune frasi?
Innanzitutto, mi ha colpito il fatto che non sono solo i soldi che contano! Per me era già chiaro, perché nella mia vita le cose che contano non sono solo i beni materiali. La felicità passa attraverso il rispetto delle persone e dell’ambiente, senza massimizzare per forza il profitto. La felicità è il punto di equilibrio tra tanti valori che la nostra società ha dimenticato e che vanno assolutamente riportati in primo piano. Quale occasione migliore se non farlo deformando la logica dei nostri bilanci attuali? È ovvio che ogni cosa per durare ed avere senso deve essere sostenibile ed è altrettanto ovvio che ad un’analisi semplicistica la sostenibilità di un bilancio patrimoniale/economico è alla base della durata delle aziende. Il problema vero è che nella parte patrimoniale vanno incluse anche una serie di valori che fino ad ora sono stati trascurati e che una volta reintrodotti possono valorizzare anche la parte meramente economica. Sempre di più i clienti delle aziende comprendono il concetto di sostenibilità e scelgono di relazionarsi con attività economiche attente a questo, un esempio sono le strutture ricettive dell’Alto Adige, argomento della mia tesi.
Valentina, come si posizionano le strutture altoatesine rispetto alla matrice del bene comune? Quali sono i punti di forza e i punti deboli?
Dall’analisi complessiva dei risultati si evince che, per ogni indicatore analizzato, i valori delle diverse strutture seguono un andamento simile e, se non in qualche specifico caso, non si discostano molto l’uno dall’altro in quanto si tratta di strutture generalmente simili, collocate in un territorio vocato ad una offerta turistica di qualità e basate sulla gestione familiare. Pur puntando a target di clientela diversi, ognuna a modo a modo suo è orientata alla qualità e alla sostenibilità. Il punteggio totale più basso è di 320, mentre il più alto è di 492 su 1000. È quindi evidente come nessuna delle strutture analizzate raggiunga i 500 punti, ovvero il 50% dell’ideale punteggio massimo di 1000. Tali valori lasciano quindi ampio spazio al miglioramento, ma il coraggio di queste aziende di sottoporre al giudizio critico il proprio operato nel tentativo di migliorarsi e di raggiungere la sostenibilità è in ogni caso elogiabile.
Tenendo in considerazione le matrici 4.1 che ho analizzato, i punti deboli sono risultati essere in particolare l’indicatore B1 “gestione etica delle finanze” e gli indicatori appartenenti alla voce “cogestione democratica e trasparenza”. In particolare risultano essere critici gli indicatori C5 “trasparenza e cogestione all’interno dell’azienda” e E5 “trasparenza e cogestione sociale” ottenendo dei punteggi molto bassi, per alcune strutture anche pari a zero.
Punti di forza invece sono risultati essere gli indicatori C4 “Ripartizione equa del reddito” e E4 “distribuzione utili secondo il bene comune”.
Valentina, cosa dicono le aziende, cosa le ha portate a intraprendere questo percorso nel redigere il bilancio? Che vantaggio ne hanno? E’ la loro visione che le ha spinte a farlo o ci sono diverse forze propulsive che danno l’energia? E le aziende come usano poi questo strumento, lo comunicano? Cosa ne fanno, dentro e fuori l’azienda?
Oltre alle motivazioni personali di cui vi ho parlato sopra, che ho trovato perfettamente condivise dalle aziende, l’altro motivo importante che mi hanno comunicato è la necessità di ritrovare un rapporto equilibrato con il mondo che le circonda, che non è solo ambiente ma soprattutto socialità.
Un altro motivo ricorrente è il rendersi conto della propria situazione attuale, mettere in discussione il modo corrente di agire e migliorarsi per cercare di realizzare un cambiamento epocale.
Inoltre, ho riscontrato il bisogno di rinnovamento per un futuro molto prossimo in cui i clienti, in questo caso turisti, stanno diventando sempre più consapevoli e attenti e anche per le loro vacanze ricercano destinazioni e strutture che seguano i principi della sostenibilità e che abbiano delle certificazioni. EBC viene quindi usata come valore aggiunto, che può essere facilmente tradotto in un vantaggio competitivo da sfruttare dalle aziende.
Inoltre, i valori fondamentali dell’EBC vengono utilizzati nell’organizzazione e nella struttura dell’azienda.
Molte delle strutture di cui ho analizzato le matrici EBC 4.1 sono ora impegnate nel redigere la versione più nuova 5.0 dei bilanci.
Valentina, Il risultato della valutazione della Matrice del Bene Comune presa in considerazione dimostra che nonostante queste aziende pioniere si impegnino ormai da qualche anno in questa direzione, ancora molto lavoro è necessario per implementare completamente i principi sostenibili del modello proposto.
Cosa si dovrebbe fare affinché questo modello diventi “salonfähig” (che goda di tutto il rispetto, che sia riconosciuto dal grande pubblico)?
Siamo solo agli albori di una rivoluzione che si sta già manifestando nelle richieste pubbliche delle nuove generazioni. Gli attivisti coetanei di Greta Thunberg, ossia i futuri clienti di ogni tipo di azienda, saranno per forza attenti a tutti i valori dell’Economia del Bene Comune e non fosse per altro che di un motivo di convenienza ad ogni azienda converrà essere sostenibile, in ogni ambito. L’evoluzione verso l’EBC fin da ora è già una soluzione per ogni azienda interessata a non scomparire. Per rendere l’EBC “salonfähig” è fondamentale pubblicizzare il modello rendendo consapevoli le aziende che innanzitutto è necessario fotografare con un’istantanea la loro situazione attuale (di partenza) e poi stimolare l’evoluzione verso valori che portino la matrice del bene comune a 1000 (valore massimo e di sostenibilità assoluta).
In Alto Adige ci sono già molte aziende che utilizzano EBC, ma nel resto d’Italia è necessaria divulgazione e promozione di questo modello per far sì che sempre più aziende private, pubbliche e anche semplicemente famiglie inizino a conoscere ed utilizzare EBC.
Valentina, cosa farai adesso, che posto avrà l’Economia del Bene Comune nella tua vita e cosa pensi di farne?
Dopo la laurea triennale ho subito iniziato a seguire i corsi della laurea magistrale in Management della Sostenibilità e del Turismo presso la facoltà di Economia dell’Università di Trento. Questo percorso mi permetterà di continuare gli studi già intrapresi durante la triennale e di approfondire maggiormente le mie conoscenze nel settore della sostenibilità, del turismo e del mio territorio.
La sostenibilità e di conseguenza l’Economia del Bene Comune sono quindi al centro del mio presente e lo saranno anche nel mio futuro. Mi piacerebbe iniziare a collaborare come sostenitrice di EBC e fare il corso di consulente così da poter accompagnare personalmente le aziende nel percorso di bilanciamento.