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Il piano di ripresa dell’UE dovrebbe aiutare a spianare la strada per uscire dalla crisi e per un’Europa più sostenibile. In Alto Adige questo avviene a porte chiuse e con progetti in parte discutibili. Un’ampia alleanza pubblica composta da Associazione alpinistica Sudtirolo (AVS), Federazione Ambientalisti Sudtirolesi, Fridays for Future, Economia del Bene Comune Alto Adige, Heimatpflegeverband Südtirol, Iniziativa per più Democrazia, Patto per il futuro dell’Alto Adige, Clima Club Alto Adige, Coltiviamo la Vita, Associazione Biologi Alto Adige e Associazione tutela ambiente Val Venosta chiede una comunicazione dettagliata dei progetti e più voce.

Con il cosiddetto Recovery Fund, la Commissione europea, il Parlamento europeo e i leader dell’UE hanno concordato un piano di recupero “per uscire dalla crisi e formare un’Europa più moderna e sostenibile”. Così facendo, i piani nazionali devono destinare almeno il 37% del bilancio al clima e alla biodiversità. Per l’intero processo, il Parlamento europeo sollecita la legittimità democratica e la trasparenza. Sarebbe un’opportunità unica per l’Europa e per l’Alto Adige.

L’assegnazione dei fondi avrebbe potuto essere discussa su un ampio livello sociale e politico. Ma la Giunta provinciale ignora in gran parte le linee guida dell’UE e decide a porte chiuse a favore di progetti in parte discutibili. Questo viene criticato da un’ampia alleanza pubblica composta da Associazione alpinistica Sudtirolo (AVS), Federazione Ambientalisti Sudtirolesi, Fridays for Future, Economia del Bene Comune Alto Adige, Heimatpflegeverband Südtirol, Iniziativa per più Democrazia, Patto per il futuro dell’Alto Adige, Clima Club Alto Adige, Associazione Biologi Alto Adige, associazione tutela ambiente Val Venosta e Coltiviamo la Vita.

Protezione del clima e bene comune sono indispensabili
L’obiettivo primario della nostra attività economica è il benessere delle persone e dell’intero ecosistema. Il Recovery Fund deve servire a costruire una società resiliente e neutrale rispetto al clima. Questo pacchetto di investimenti determinerà se riusciamo ad intraprendere il percorso 1,5°C. È quindi di centrale importanza investire questo denaro, che stiamo prendendo in prestito dalle generazioni future, nel futuro, cioè per una vera tutela del clima e dell’ambiente. Tutti i progetti realizzati nell’ambito del Recovery Fund devono essere soggetti a una valutazione di impatto di pubblica utilità.
Questo significa che gli impatti sul clima, sulla biodiversità e fertilità del suolo, ma anche sul tessuto sociale, sulla trasparenza e pari opportunità devono essere misurabili e verificabili.

Mancanza di trasparenza e di un approccio democratico
La Giunta provinciale ha violato tutti i principi democratici fondamentali nella sua gestione e pianificazione delle risorse finanziarie del Recovery Fund, stimate provvisoriamente in oltre due miliardi di euro: In primo luogo, non c’era trasparenza per l’elaborazione dei criteri e progetti locali. In secondo luogo, il più alto organo politico della provincia, cioè il Consiglio provinciale, non è stato coinvolto e, in terzo luogo, non c’è stato nemmeno un tentativo di coinvolgere almeno le organizzazioni rappresentative della società civile nelle questioni di sostenibilità.

La pandemia Covid-19 ci mostra ogni giorno cosa è possibile se c’è la volontà politica. L’alleanza chiede ora proprio questa volontà politica per rendere possibile la trasformazione ecologica, economica e sociale della società. Un cambiamento profondo verso una società sostenibile, a prova di crisi e solidale può essere realizzato solo CON i cittadini. Il Recovery Fund è l’inizio: non ci devono essere più decisioni politiche importanti senza coinvolgere coloro sulle cui vite queste decisioni influiscono.

Dov’è la rivoluzione verde e il cambiamento ecologico?             
I progetti presentati dalla Giunta provinciale hanno poco a che fare con la trasformazione verde o la sostenibilità. Oltre alle critiche sopra citate, è anche sconcertante che un certo numero di progetti sia difficile da conciliare con gli obiettivi europei di neutralità climatica, sostenibilità, sviluppo equo e resilienza.

Ci sono diversi clandestini nei 47 progetti selezionati dalla Giunta provinciale: In tempi di evidenti cambiamenti climatici, ad esempio, come si possono giustificare i 21 milioni di euro spesi in bacini per l’innevamento nelle aree sciistiche dell’Alto Adige, con il loro massiccio impatto sull’equilibrio naturale e sul paesaggio? O come si può rispettare gli obiettivi della missione 2 “Rivoluzione verde e cambiamento ecologico” se mancano progetti per promuovere la biodiversità, sebbene anche l’Alto Adige stia vivendo una grande perdita di diversità naturale?

Presentazione di proposte alternative fattibili
La Giunta provinciale sostiene in riferimento ai propri progetti proposti che per il Recovery Fund sono solo ammissibili quelli già completamente sviluppati. Per questo motivo, Associazione alpinistica Sudtirolo (AVS), Federazione Ambientalisti Sudtirolesi, Heimatpflegeverband Südtirol, Clima Club Alto Adige e Associazione Biologi Alto Adige hanno inviato alla Giunta provinciale la settimana scorsa prese di posizioni (con proposte alternative concrete che soddisfano i requisiti dell’UE e possono essere attuate immediatamente.

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